giovedì 20 giugno 2013

THE ABYSS GODS - BIRTH OF THE GODS


Al momento di recensirli, gli Abyss Gods mi vengono subito presentati come un gruppo Prog/Epic/Heavy, al quale aggiungiamo poi il Thrash suggerito da Metal Archives e le varie influenze (ne cito alcune: Hammerfall, Judas Priest, Slayer) suggeriteci dalla pagina Facebook: da bravi metallari sappiamo che la famiglia dei sottogeneri dell’ Heavy Metal è perfino più estesa dei sottopartiti del centrosinistra italiano, ma che, a differenza di quest’ultimo, è costantemente accresciuto e rinforzato dall’opera di nuovi gruppi innovativi e pieni di buona volontà; possiamo collocare nel numero di questi gruppi gli Abyss Gods, come direbbe il loro concittadino Seneca (che a dirla tutta non era romano, bensì spagnolo)? Difficile dirlo. Giudicare da un demo il futuro di una band è come cercare di intuire l’altezza di un albero guardando il seme che dev’essere piantato. Ciò che si ha in mano è materia, materia pura: voce, chitarra, batteria e, a quanto pare, nessuna voglia di piegarsi alla catalogazione della musica sotto reparti della Mediaworld. Tanto per cominciare perché nessuna delle influenze citate dal gruppo si manifesta apertamente durante l’ascolto dell’album, impossibile da inquadrare sotto un genere ben definito. Certe andature tipicamente Oldschool Thrash, una voce dai tratti Epic, stacchi acustici, assoli melodici, che probabilmente se ascoltati in momenti separati ci farebbero pensare di stare ascoltando brani diversi di artisti diversi. È evidente che il gruppo punta in alto, come è evidente che se questo demo fosse stato composto venticinque anni fa sarebbe bastato a garantire agli Abyss una buona spinta verso il primo vero album. C’è da dire, però, che nonostante i tre anni, nonostante la saggia scelta di partire dalle cover, il lavoro da fare è ancora molto, soprattutto sulla voce, già non particolarmente “allenata” che in certi punti cala davvero molto, e sul mixaggio. Forse ci sarebbe anche da aggiungere una tastiera, ma questo va a discrezione della band e preferisco non intromettermi. Indubbiamente l’originalità è il punto di forza del gruppo, che riesce a regalarci un album piuttosto piacevole e stimolante seppur non estremamente innovativo, le doti tecniche non mancano, ciò che invece è assente è la capacità di armonizzare i cambi melodici dei singoli pezzi; siccome non riesco a spiegarmi, fornisco una metafora: immaginate una scala composta da tre soli altissimi gradini. Il gruppo deve trasformare quei tre scalini in cinque, in modo da rendere la salita (e l’ascolto) più fruibile; i ponti sono abbastanza numerosi e ricercati, ma presentano alcune insufficienze tecniche nella loro composizione. Temo però che anche aggiustati questi dettagli (in ordine d’importanza: voce, cambi melodici, mixaggio) il miglioramento della qualità non renderebbe comunque gli Abyss Gods né un gruppo di culto, né una novità in campo musicale. Birth of the Gods certo non è uno di quegli album che lasciano il segno, le cui tracce restano impresse al punto di farci premere ripetutamente il tasto replay. Serve una vera e propria svolta, per la quale non potranno probabilmente bastare poche ore di prove dopo il lavoro; il gruppo, nonostante le buone basi, farà molta fatica ad emergere, ma superata la prima, massacrante scalata, per i nostri eroi la strada sarà totalmente in discesa, piena di successo e soddisfazioni. Per ora sinceramente non vedo risultati tangibili per la band, considerato anche il fatto che sono tutti alle prime armi (credo), ma se vogliono continuare a suonare giusto per il gusto di farlo, sappiano che mi troveranno sotto al loro palco il prima possibile. Posticipiamo invece l’ascesa all’ Olimpo del metal di qualche anno in attesa di una rivoluzione interna. Rimandati a settembre - ma con una pacca sulla spalla.

VOTO: 5,5/10
-Mørke-

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